Starnuti. Racconti brevi.
$29
A “Short Story”
Tipologia: un
breve racconto di Simone Faresin.
Fonte: un
fatto reale, un biglietto da visita incontrato per strada
e un curioso errore
di battitura.
1º Racconto
della Serie: “Starnuti.
Racconti brevi”
$29
“Niente male
come inizio” fisso la porta socchiusa
e quasi mi scappa un sospiro
demoralizzato, doveva stare chiusa.
Mi guardo intorno e non vedo nessuno,
estraggo la pistola senza fare rumore
e tolgo la sicura. Mi avvicino con passi
felpati, sospingo lentamente la porta
e indietreggio alzando l’arma. Aspetto un
istante in silenzio,
sento solo le macchine passare veloci come folate di vento
lungo la strada principale.
Entro, l’odore acre delle sigarette aggredisce il
mio olfatto
e mi sguinzaglia lunga la schiena una breve scarica di adrenalina
pensando che Riad non fuma.
La stanza è
profonda e avvolta nell’oscurità,
la porta a sinistra aperta conduce al bagno,
è l’unico nascondiglio possibile o sotto al letto.
Dalla persiana filtra un
fascio di luce che corre dal pavimento fino al soffitto
rivelando il fumo a
galleggiare ancora a mezz’aria, il letto scomposto
e a destra il comodino e il
corpo di Riad accasciato lì in basso
tra cassetti divelti e carte sparse.
Silenzio.
Sono l’unico vivo qui dentro.
Per scrupolo mi abbasso a guardare sotto al
letto, accendo la torcia
e incontro: pacchetti di patatine vuoti,
intravedo uno
scarafaggio a nascondersi dietro ad un bicchiere di plastica,
briciole, una
lattina
e vicino al corpo di Riad c’è il
suo telefono e anche qualcos’altro,
sembra un foglio accartocciato.
Vado al
bagno, mi affaccio di scatto e ritraggo subito la testa,
vuoto e in ordine.
Torno da Riad.
Lo illumino con la torcia standogli vicino, la faccia è un disatro,
gliel’hanno spaccata con uno dei cassetti del comodino.
Riad ha le mani legate
dietro alla schiena in una posizione scomoda,
mi fa pena, dev’essere stata una
fine lenta e dolorosa
con la faccia a spaccarsi ad ogni colpo
e vedere il volto
folle dell’assalitore mentre rincarava la dose.
Mi accorgo che sto pestando con
il piede uno dei denti di Riad.
Indietreggio, l’odore del sangue mi si sta già
incollando addosso.
L’oscurità della stanza mi aiuta a concentrarmi
nonostante
il tanfo acre delle sigarette.
Ricordo che
non ho incrociato nessuno lugo il cammino,
penso in quale direzione possano
essere andati
o dove possa essere andato l’assassino
ma sono quasi certo che
erano in due.
Uno è rimasto in piedi a fumare standosene dietro alla porta
e un
altro molto forte ha assalito Riad
fino a potergli legare le mani dietro la
schiena
e poi l’ha brutalmente massacrato, sicuramente solo dopo averlo
interrogato.
Mi sono assentato per 45 minuti, il tempo di fumare due sigarette
con calma
tra una domanda e l’altra, trovo i due mozziconi per terra,
curioso
che li abbiano lasciati lì.
Lo sanno tutti che la Polizia ci trova il dna di
un’uomo
su di un mozzicone di sigaretta.
Quindi il tizio che fuma o è arrogante
o è molto ignorante
o tutte e due le cose.
Devo fare qualcosa subito, avvisare Lopes
e gli altri
ma come glielo spiego che mi sono assentato per 45 minuti?
Potrebbero anche pensare che sono complice, che mi hanno comprato,
le
informazioni di Riad sono testimonianze sporche
che possono insudiciare il buon
nome di molta gente influente
e scatenare la vergogna di tante altre.
Lopes non
mi ha raccontato dettagli
ma la protezione per Riad era necessaria
a causa di
alcune informazioni di valore,
nessuno le vorrebbe conoscere certe verità
ma i
ricatti in politica e negli affari sono essenziali.
Notizie che anche dopo anni sono ancora calde
come carogne fresche,
valgono sempre caro, o meglio, valevano.
Osservo la
sagoma immobile di Riad.
Penso a Lopes e alla delusione che potrei dare a tutto
il gruppo.
“Potrebbero uccidermi per questo?”
Ho paura a non avere la certezza
di poter rispondere “No”.
Devo andarmene, ma la fuga è sempre una prova di
colpevolezza.
Iniziativa. Devo tentare di risolvere questo casino da solo,
ho almeno
quattro ore di tempo prima che qualcuno se ne accorga,
sempre che non mi
abbiano già venduto o dato per morto.
Nel frattempo mi invento una storia,
non
posso spiegare dove stavo in quei fatidici 45 minuti
o mi ammazzano sul serio.
Torno con la
torcia vicino al cadavere,
faccio attenzione a non calpestare altri denti o
altri brandelli sparsi di Riad,
cerco il telefono e quello che sembrava un
foglio accartocciato,
potrebbe averli buttati all’ultimo istante sotto al letto.
Il telefono è ancora acceso e non ha il pin; il biglietto non è accartocciato,
ha pieghe regolari e una forma, è un origami.
Lo apro e si rivela un biglietto
da visita
di un import-export & audio-visual productions
che opera in
Portogallo, Mozambico, Ghinea Bissau, Principe e São Tomé
e anche India, ammazza
che giri ma non vedo la connessione tra
un Assistent
Producer come questo Ayaz scritto sull’altro lato del bdv
con un
ricettatore topo di fogna come Riad.
Ayaz Mbate, ha un ufficio a Idanha-Belas
in Portogallo e uno qua in città.
Dove cazzo sta Idanha-Belas in Portogallo?
Mai sentita.
Ripiego l’origami e lo intasco; ispeziono le tasche di Riad, sono
vuote.
Guardo tra le carte sparse e tra i pochi oggetti sepolti: niente di
interessante.
Passo al telefono e cerco tra le ultime chiamate: Lopes, Mauro,
Luisa
e due numeri non registrati.
Mi stupisco a vedere che l’ultima chiamata è
proprio con Lopes,
controllo l’ora, 55 minuti fa, ero appena uscito.
Mi ricordo
che stava al telefono con Luisa, la sua presunta fidanzata.
Quindi ha poi
parlato con questo Mauro e con Lopes.
Controllo le chiamate ricevute, nada,
solo chiamate senza risposta
da quei due numeri misteriosi. L’hanno cercato a
inizio pomeriggio,
ricordo di aver sentito suonare quella cavolo di suoneria
pimba
ma Riad non rispondeva mai a numeri sconosciuti.
Controllo la sim di
Riad, ha solo 36 contatti in agenda, curioso,
sono pochi per uno che conosce
tutti.
Spazio per registrare contatti nuovi non gli mancava.
Controllo i
messaggi: in entrata solo un messaggio di Lopes.
Riad ho visto l’e-mail ma non ho
capito, sono 29 cosa? 29 mila? Sei matto?
Vuoi 29 mila dollari per questa
informazione? Mi prendi per il culo?
Hai per caso scoperto che anche il Papa è gay e
s’incula il bue e l’asinello?
Non sapevo
che Lopes sapesse fare battute
ma mi sembra un tono molto alterato conoscendo
la compostezza del capo
specialmente nel gestire i contatti con ‘i clienti’
come li chiama lui.
Lopes è un protettore, arrugginito ma si sente ancora forte
sulla piazza,
fa l’arrogante per via della squadra speciale di soldati sempre
pronti all’azione
che lo accompagna da ogni parte.
E i suoi spietati segugi non
tarderanno a scovare anche me
se non risolvo rapidamente questo casino.
Tra i
messaggi in uscita ce n’è uno
indirizzato al primo dei due numeri sconosciuti:
Chi sei?
Nient’altro.
Chiamo
Luisa, spento.
Chiamo Mauro,
risponde quasi subito << Riad, allora, puoi parlare adesso? >>
non
parla correttamente portoghese, straniero, voce pacata, sui 50.
Chiedo
convinto << Mauro? >> lui esita un istante prima di rispondere
<< Sì, e io con chi sto parlando invece? >> improvviso
<<
Sono Felix, socio di Riad, dobbiamo vederci subito e parlare.>> ...
Silenzio
<< Sì, ma Riad? >> << Rispondo io per lui, Riad ha
un affare più serio da gestire.>>
Mi risponde subito << Più serio
dei documenti che ho trovato?
A me pareva tanto entusiasta quando ne abbiam
parlato... >>
<< Mauro caro,
nessuno vuole sminuire il valore della tua merce... >>
faccio il
professionista
<< ...semplicemente ci incontriamo prima noi due e ne
parliamo,
che ne dici tra un’ora a quel caffè Libanese all’incrocio do Ponto
Final?
Ti invio adesso un messaggio con il mio numero, ok? >>
<<
Ok, non conosco il caffè Libanese ma conosco Ponto Final,
ci vediamo lì tra
un’ora. >> chiudo.
Il tizio è rimasto calmo e tranquillo per tutta la
conversa
come se già ci conoscessimo, forse è solo molto ingenuo.
Chiamo il
primo numero sconosciuto,
quello che non ha risposto ancora al messaggio,
sta
suonando, attendo ancora, qualcuno risponde finalmente,
ma non parla...
Silenzio...
Rimango di sasso in ascolto. Non respiro neanche.
La chiamata viene
chiusa di colpo.
Nove secondi, ma sono sembrati interminabili.
Chiamo il
secondo numero sconosciuto, spento.
Mi registro
il numero di Luisa, di Mauro e i due sconosciuti.
Mando l’sms a Mauro con il
mio numero.
Intasco entrambi i telefoni. Respiro a fondo.
“Posso farcela,
risolvo questa situazione di merda e ne esco pulito
o raccimolo quattro soldi e
sparisco di corsa, meglio avvisare Johannesburg...”
Spio dalla persiana prima
di uscire fuori, mi sento troppo allo scoperto
ma non posso uscire tenendo la
pistola tra le mani,
la tasca della giacca è troppo piccola per nasconderci il
ferro, cazzo.
Percorro mentalmente i venti metri che mi separano dalla jeep,
forse chiunque siano i sicari non sono armati, che cazzata, andiamo.
Entra un
messaggio nel mio telefono, è Mauro:
<< i documenti li porto con me?
Tanto è un luogo pubblico, stiamo tranquilli?
Vengo con un taxi. >> La
domanda mi distrae momentaneamente
dalla preoccupazione di uscire allo scoperto.
“Questo è un ingenuo, mo me lo lavoro per bene” gli rispondo
<< Ok ma
evita questi messaggi até logo. >>
Andiamo, esco, sembra faccia già più
freddo,
la porta non fa nessun rumore fino al clack di chiusura.
Il tintinnio
delle chiavi mentre chiudo con una sola mandata
sembra avere un pubblico di
centinaia di ascoltatori, mi sento osservato,
sguardi a trafiggermi la schiena.
Silenzio, un silenzio che incomoda,
Silenzio, un silenzio che incomoda,
neanche le macchine a passare lungo la
strada,
sento solo il mio respiro aumentare,
sento solo il mio respiro aumentare,
cammino deciso verso la jeep,
scruto con gli occhi ogni ombra,
entra una chiamata sul telefono di Riad, non
posso rispondere adesso,
mi osservo intorno aspettandomi di distinguere una
figura al telefono tra le ombre,
salgo sulla jeep maledicendo questa suoneria
da tamarro che aumenta di volume,
accendo e parto sgommando, fari abbaglianti e
scosto la giacca di lato
per poter estrarre più rapidamente la pistola se fosse
necessario.
Passati duecento metri mi tranquillizzo, adesso è solo guidare.
Aspetto che
s’interrompa la chiamata prima di prendere in mano il telefono di Riad.
Era il
primo numero sconosciuto. Accelero.
Ponto Final
è ancora trafficata a quest’ora.
Decine di figure in attesa degli chapa,
bancarelle ancora aperte lungo il marciapiede,
bancarelle ancora aperte lungo il marciapiede,
le venditrici di pão e badjia
sono ancora sedute all’angolo,
mi concedo un caffè, ne ho bisogno.
I cobrador
ad annunciare le destinazioni
e ad incoraggiare i viaggiatori a salire al volo,
e ad incoraggiare i viaggiatori a salire al volo,
a fare depressa. Penso a Mauro,
rivedo Riad con la faccia spaccata,
non riuscirò mai più a pensare a lui senza
rivedere quello sfacelo di faccia,
ma come l’hanno ridotto, bastardi. In quale
cazzo di storia s’era cacciato Riad?
Cosa sapeva? Mauro fa parte di questa
storia?
“E se non c’entra un cazzo? Sei un coglione e stai perdendo tempo prezioso,
meglio informare Lopes, forse lui sa cose che tu non sai
e che potrebbero
aiutare a risolvere questo brutale omicidio.
Cristo santo non c’ero, io non ero
lì a proteggerlo... Merda.”
Il caffè mi cade malissimo, lo stomaco sembra tutto
attorcigliato per la tensione,
non è neanche buono, mi lascia un saporaccio in
bocca.
Un taxi accosta all’incrocio, lo stomaco si agita,
questo caffè ha solo
creato più confusione nella mia pancia
e devo sciacquarmi la bocca, ho sete,
voglio bermi un litro d’acqua.
Il taxi è ancora fermo, nessuno ha ancora aperto
la porta,
tutto il resto dell’Avenida è in movimento, in sorpasso,
sgasando
tutti come in una corrida,
come puzza questa merda di città.
Forse questa storia è davvero un’opportunità per andarsene.
Forse questa storia è davvero un’opportunità per andarsene.
Troppi pensieri, ho bisogno di farmi,
devo poter
pensare con calma ma non posso,
ho solo tre ore di tempo, poi sarò costretto a
fare rapporto.
Non voglio morire, questi mi ammazzano, meglio fuggire.
Vendo
macchina, pistola e fucile e ho già i soldi per arrivare fino a Johana.
Finalmente
il passeggero sta per scendere, mi suona il telefono, Mauro.
Osservo il
passeggero del taxi,
bianco, sui 50, sta al telefono senza parlare, è lui.
“Cazzo
sto facendo a recitare mentre Riad sta morto in camera sua?
E se Lopes è
coinvolto nell’omicidio? Cosa cazzo faccio?”
Gli faccio cenno, rimango serio,
nessun sorriso,
lui invece si presenta con un sorriso espansivo
nonostante la
diffidenza traspare da ogni suo gesto
e
da ogni verso che gli esce dalla bocca. << Felix? >>
<< Ya.
>>
Osserva la tazzina vuota e mi chiede << Com’è questo caffè dei
Libanesi? >>
È italiano, lo capisco dall’accento, meglio non creargli
false aspettative,
gli rispondo: << il caffè è una merda. Come sono invece
le tue informazioni? >>
Si accomoda al tavolino e mi scruta, rimango impassibile,
lo stomaco sembra avere un palloncino dentro che si muove
contorcendosi da una
parte all’altra senza scoppiare.
Mauro estrae dallo zainetto che portava in
spalla una cartelletta rigida rossa,
mentre la poggia sul tavolino mi osserva
perplesso.
<< Me lo dovete dire voi se sono interessanti o no.
Riad si
era già offerto di aiutare il mio progetto in cambio di questi documenti,
quindi devono valere molto. >> Sorride
speranzoso.
Per fortuna che Mauro è uno che parla e non se ne sta con la bocca
cucita,
osservo fisso la cartelletta, lui se ne accorge e me la passa.
La apro
senza fretta come se non avessi voglia di dover esaminare cada pezzo di carta,
sono fotocopie ancora tiepide di stampa, alzo lo sguardo verso Mauro
che si
giustifica sorridendo << Una precauzione. >>
Mi sembra che stia
giocando a fare la spia,
forse sto davvero perdendo tempo, mi concentro sul
primo foglio,
il documento originale doveva essere molto sporco o bagnato ma
ancor si legge:
“Relatorio sulle attività di Ayaz Mbate
in Mozambico. 2012 – 2017”
Rimango
fisso a rileggere il titolo almeno tre
volte,
senza muovere un muscolo della faccia.
“Ayaz, l’Assistent
Producer internazionale, il tipo del biglietto da visita
che ho trovato sotto al letto
di Riad...” Sento l’origami nella mia tasca.
Continuo a sfogliare, vorrei
fermare il tempo e leggere tutto avidamente.
Pagine piene di informazioni,
poche foto e neanche molto comprensibili,
poi un elenco di numeri e titoli,
inizia in sequenza numerica dal 400 fino al 747.
I titoli sembrano più capitoli.
L’originale non sta affatto in buone condizioni.
Ripenso alle cartacce sparse
nella stanza dove giace il cadavere di Riad, la sua faccia...
<< Mauro
sarò sincero con te,
Riad non mi ha anticipato praticamente niente di questa
storia,
raccontami tutto dall’inizio e chi ti ha passato il contatto di Riad?
>>
Mauro non sembra entusiasmato a dover raccontare per l’ennesima volta
i fatti.
Ordino una bottiglia d’acqua e due bicchieri, beviamo,
involontariamente poggiamo contemporaneamente i bicchieri sul tavolino,
il
rumore sembra sovrastare per un istante il traffico dell’Avenida,
mi lascio scappare un sorriso sulla faccia per
farlo sentire a suo agio,
lo incalzo con un cenno ad iniziare il suo racconto
<< Arranca >>
il tempo è
prezioso più che mai stasera.
<<
Dunque, devi sapere che lavoro per una ONG Italiana,
da otto anni abbiamo un
progetto per aiutare le circa settecento famiglie
che vivono nel bairro di
Hulene, proprio nella lixeira, nella discarica di Maputo.
Sono persone che
vivono una realtà completamente diversa
da quella che noi conosciamo qua in
città,
vivono e si nutrono dei rifiuti di questa società. >>
Non sono minimamente impressionato.
<<
Conosco la lixeira de Hulene, non ci sono mai entrato
ma ne ho sentite molte di
storie. >> In realtà cinque anni fa
ci sono stato di notte con altri due
colleghi per lasciarci un sacco
con il corpo di un giovane fatto a pezzi.
Lopes
non ci raccontò la storia di quell’uomo tagliato a fette,
disse solo che aveva
dato molto fastidio a qualcuno di importante
e ci pagarono molto bene per il
servizio.
Per due mesi abusammo con qualsiasi cosa potessimo comprare:
sesso,
droghe, alcool, vestiti di classe, cene nei migliori club del Bairro Central...
<< Beh, abbiamo aperto un centro di formazione per dare un futuro
alternativo
ai giovani del bairro, dando corsi di grafica, fotografia,
insegnamo a fare riprese video, edizione digitale... >>
Arriviamo al
dunque amigo.
<< Ok, ma dove entra uno come Riad in tutto questo? >>
Mauro non gradisce l’interruzione ma ne approfitta per un sorso d’acqua.
<< Ogni anno vengo qui a Maputo per portare avanti il progetto,
abbiamo
un capitale economico e umano molto limitato,
anche se non è sicuramente il tuo
mestiere puoi immaginare che
non è facile arrangiare fondi per continuare.
È solo
per questo sto qui seduto con te,
perchè ho capito che per quanto possa essere
pericoloso,
il ritrovamento di questi documenti è stato provvidenziale.
Riad mi
ha offerto ventimila dollari per avere il relatorio originale.
Io non sto qui a
negoziare, mi va più che bene;
voglio solo liberarmi di questo scomodo
relatorio che, a quanto pare,
non dormiva sogni tranquilli neanche sepolto e dimenticato
tra i rifiuti della lixeira. >>
Fa una pausa, parla lentamente, si sente
a suo agio,
mantiene la stessa posizione sulla sedia, beve un altro sorso
d’acqua.
Per un attimo il rumore del traffico occupa la mia mente
cancellando tutti i pensieri.
cancellando tutti i pensieri.
<< L’hai trovato tu il tesoro nascosto? >>
Abbozza un sorriso.
<< No, è stato Joaquim, un bimbo di dodici anni che
vive nella discarica.
Una mattina ha visto un gruppo di uomini alla ricerca di
qualcosa,
era un orario insolito e non riconobbe nessuno tra quei curiosi
visitatori
che a stento riuscivano a stare in piedi tra i cumoli di spazzatura
e a sopportare il tanfo nauseabondo della decomposizione.
Molti vomitavano,
stavano nervosi, c’era uno che dava ordini al gruppo
e li spronava a fare
presto. Joaquim rimase nascosto per molto tempo,
fermo immobile.
Aveva paura
che lo scoprissero a spiarli ma era curioso di capire,
non aveva mai visto così
tanti estranei in una sola occasione
e tutti intenti a cercare qualcosa tra i
rifiuti.
Erano in 23, per questo Joaquim rimase colpito e corse a raccontarmi
tutto.
Anche io rimasi colpito e un pò preoccupato.
Tornammo insieme sul luogo
delle ricerche.
Il gruppo se n’era già andato via.
Joaquim li aveva sentiti
parlare a proposito di un relatorio
o di documenti molto speciali che stavano
in uno zaino blu.
Anche Joaquim aveva capito che quel ritrovamento poteva
essere importante,
non aveva mai visto una scena così
in mezzo a quella
desolazione di scarti e afrori.
23 uomini sono più che una semplice squadra di
ricerca, capisci? >>
<< Claro, è curioso sì, non stiamo parlando di
due o tre ma di ventitrè scagnozzi
dediti alla caccia al tesoro in una
discarica già dalle prime ore del mattino.
E poi? Cos’è successo? >>
Attimo di silenzio.
<< È successo che Joaquim ha trovato quello zainetto
blu.
Stava mezzo bruciato. Non sapendo ancora leggere, venne da me,
me lo
mostrò chiedendomi perchè tutti quegli uomini lo volessero.
Purtroppo o per
fortuna il mio portoghese è pessimo,
così ho chiesto aiuto ad un amico che vive
qui a Maputo
e parla bene portoghese... >> Quindi un altro straniero,
la
cosa inizia a farsi interessante,
Riad che paga personalmente per avere dei
documenti non l’avevo mai sentito prima
ma questo Mauro crede davvero di stare
in un gioco, solo che i giochi hanno regole,
invece gente come Riad non ne ha.
<<
...Una sera a cena gli racconto la storia di Joaquim,
il mio amico si offre di
aiutarmi e così, leggendolo,
scopriamo che il relatorio è sopra l’attività di una
spia di origine Mozambicana
che approfittando di una copertura, gestisce un
traffico di informazioni
tra Europa, Africa e Asia.
Un venditore ambulante
d’informazioni sensibili. >>
Cerco di trattenere il mio stupore, di colpo
capisco che sono davvero nella merda,
non esiste più un posto sicuro,
specialmente in una cazzo di città africana.
Adesso capisco perchè Lopes non mi
ha ancora cercato, sono già morto,
lo siamo tutti se qualcuno sta seriamente
cercando queste informazioni,
lo stesso Lopes non conta niente. Spie,
informazioni, questo gioco è pesado
e
solo per giocatori forti che puntano alto, la cartelletta rossa con le
fotocopie
non è un tesoro ma una maledizione che doveva restare sepolta.
Non ho
più bisogno di nessuna spiegazione, posso solo fuggire.
Mauro mi guarda
curioso, non capisce il mio silenzio
ed il mio sguardo fisso sulla cartelletta
aperta, inizia a preoccuparsi
e continua a raccontarmi di quella serata con il
suo amico.
<< Luciano, l’amico mio, s’è messo paura a leggere le carte,
ha detto che il relatorio era un documento ufficiale, non doveva stare qui,
non
sarebbe mai dovuto uscire da quella montagna di rifiuti,
era meglio che fosse
rimasto là dimenticato dal mondo.
Mi ha parlato di un curioso sistema che
questo produttore adotta,
le informazioni sono registrate come testi di musica
rap, questo Aziz, Azuz,
come si chiama? Ayaz,
il tipo ha uno studio di
registrazione e un service ma è un copertura. >>
Guardo fisso Mauro ma in
realtà sono immerso nei miei pensieri
concentrato sulla soluzione migliore per
uscirne vivo e rapidamente.
<< Luciano mi ha detto che era meglio
liberarsene, che non voleva saperne niente,
che è roba pericolosa. Della
Polizia non ci si può fidare,
per questo mi ha dato il contatto di Riad e mi ha
spiegato che questa
era l’unica persona che poteva aiutarmi.
Luciano tirò una
foto della prima pagina del relatorio per mostrarla a Riad,
mi ci mise in
contatto e parlando con Riad, senza troppi convenevoli,
mi fece questa
proposta, ventimila dollari per avere il relatorio. Ed eccoci qua. >>
Già, eccoci qua, due coglioni nella stessa barca e in un mare di guai.
<<
Luciano è un amico tuo? È italiano anche lui? >>
<< Sì. >> Mi
mostra una foto con Luciano, belli sorridenti in una spiaggia.
Luciano è più
giovane, sulla trentina, fisico atletico,
non mi sembra di averlo mai visto
prima, sembra un mediterraneo qualsiasi.
<< E come lo conosce Riad?
>>
<< Beh, non lo so. Luciano vive qua da dieci anni come minimo,
conosce molta gente, è un tipo esperto, sa sempre come muoversi. >>
<< Cosa fa nella vita questo tuo amico? >>
<< Mah, si occupa
di questioni logistiche e di contatti per grandi imprese straniere,
principalmente
italiane, che fanno affari con il Governo Mozambicano
o grossi investimenti in
corso, ma non mi ha mai parlato bene del suo lavoro.
È un buon amico che
conosce bene il Mozambico e l’Africa australe in generale;
conosce i posti, ha
molta esperienza su tutto. >>
<< Avete più parlato di questa
faccenda? >>
<< No, mi ha detto che non voleva saperne niente e di
non chiamarlo più
fino a quando questa faccenda non era risolta. >>
Annuisco in silenzio,
l’amico Luciano aveva già capito che non era un
ritrovamento fortuito
ma solo un vaso di Pandora, ma perchè mandare Mauro da
Riad?
Perchè appoggiare l’idea che Mauro potesse guadagnarci qualcosa
se aveva
capito quanto fossero potenzialmente pericolose le informazioni del
relatorio?
Per i soldi? Sto perdendo tempo. Chiedo il conto,
chiedo a Mauro il
numero di Luciano,
devo capire bene la relazione tra l’italiano e Riad.
Mentre Mauro
mi detta il numero di Luciano,
il telefono mi suggerisce un contatto uguale già
salvato,
è il secondo numero sconociuto che avevo registrato.
Controllo anche
nel telefono di Riad, coincide.
Non dico niente, chiedo solo a Mauro di
lasciarmi la copia del relatorio,
l’arrotolo e la infilo dentro alla giacca,
restituisco la cartelletta.
<< Ti chiamo io tra un’ora o due al massimo.
>>
Mauro non è più a suo agio, capisce che qualcosa sta andando storto
ma
non mi preoccupo minimamente, non lo rivedrò mai più.
Devo arrangiare soldi e
andarmene.
Riad aveva offerto ventimila dollari a questo italiano,
quindi come
minimo il relatorio ne vale il doppio.
Per venderlo a chi?
E perchè a Lopes
aveva chiesto solo ventinovemila dollari se ventimila erano per Mauro?
Novemila
dollari come commissione? Solo?
Ridicolo. Riad era un topo di fogna ma pieno di
soldi
e di conti correnti sparsi nei vari continenti,
ecco perchè poteva
permettersi dei mercenari come bodyguards.
Non posso fermarmi a pensare, entro
nella jeep e parto subito, adesso è solo guidare.
Parcheggio
sotto al centro commerciale Tiger, parcheggio tra altre macchine
e faccio la telefonata
a Luciano, spento.
Chiamo Ayaz << Dobbiamo parlare, ti trovo nello
studio? >>
<< Chi sei? >>
<< Felix, amico di Riad e
Riad sta nella merda per colpa tua,
ho bisogno di parlarti, devi aiutarmi, per
Riad cazzo, non per me. >>
Silenzio.
<< Sto allo studio, lo
conosci? >>
Mi sento brillante come un attore dei film di Hollywood,
recito tremendamente bene, rincaro la dose
<< No, Riad mi ha solo detto
di chiamarti e di combinare l’incontro. >>
<< Dove sta Riad?
>>
<< Al sicuro e non esce da lì neanche per una promozione di KFC
>>
Mi gioco questo jolly che dimostra quanto conosco Riad.
<< Qual
é a ideia my nigga? >>
<< Vengo lì, parliamo, mi spieghi cosa cazzo
fare,
torno da Riad e troviamo un modo per uscirne vivi tutti e in
fretta. >>
<< Ok, mantieni la calma Felix, ce la fai? Conosci
Mimmos 2? >>
Mi spiega come trovare lo studio e rimango stupito
da quante
volte ci sono passato davanti in tutti questi anni.
Non ho la più pallida idea
di cosa potrebbe succedere
ma devo affrontarlo, capire il più possibile
e
trovare davvero una soluzione per uscirne vivo.
Solo con il culo al sicuro a
Johannesburg posso tentare vendere queste info,
adesso devo solo
riuscire a stare vivo e a organizzarmi un piano di fuga.
Devo chiamare gli
amici a Mafalala e devo avvisare Johana.
Puttana merda ho solo un’ora.
Mi
verranno a cercare a Mafalala, devo organizzare os brothers,
qualcuno deve prepararmi le borse già adesso, devo basare rapido.
<< Hey Joe!
>> inizio una serie di chiamate per attivare qualcuno nella mia zona.
Piazzare
almeno la jeep e le armi.
Divano, tavolo, letto, tv, dvd, cd e tutta quella
merda posso venderla dopo
o affittare tutto, fanculo vendo tutto.
Non voglio
cazzi con gente che poi mi viene a cercare fino in Indocina.
Parcheggio a
un isolato di distanza dallo studio.
M’incammino. Suona il mio telefono, è Mauro.
<< Non ora. Ti richiamo io. >>
Forse è meglio se lo spengo.
Lopes
non mi ha ancora cercato e non ha neanche comunicato con Riad,
in effetti è
strano oppure è davvero la mia notte e ho avuto fortuna,
me ne esco senza
troppi convenevoli, me ne vado a sud,
cerco di piazzare sta merda di un
relatorio e mi faccio una nuova vita.
Torno solo tra qualche anno quando sarà
tutta acqua passata
e faccio il king nel quartiere. Mary Rose sbarellerà per
me,
torno con un gran carro tutto nuovo e mi scopo tutte le babies nel bairro.
Fanculo Lopes e tutti questi stronzi e i loro strippi internazionali,
io mi
faccio i cazzi miei e me la campo per
altri cent’anni.
Conosco
abbastanza schemi da fare un paio di operazioni giuste
con due o tre sbirri corrotti e ci dividiamo molto di più di una torta.
Mi compro mezza Ka Tembe e vivo di rendita.
con due o tre sbirri corrotti e ci dividiamo molto di più di una torta.
Mi compro mezza Ka Tembe e vivo di rendita.
Il telefono di
Riad inizia a suonare,
mi maledico per essermi dimenticato di togliere questo
orrore di suoneria
a squarciare il silenzio della notte. È il primo numero
sconosciuto, ignoro.
Entro nella via dello studio, sono a circa duecento metri,
cammino rapido lungo le ombre degli alberi,
attraverso l’ultimo incrocio prima
dello studio, silenzio e solitudine,
passo dritto davanti allo studio facendo
finta di niente,
non mi arrischio neanche a guardarmi intorno, tiro dritto.
50
metri più avanti da un’auto nera parcheggiata
una mano bianca lancia una
sigaretta accesa dal finestrino,
un gesto stizzito che tradisce l’irrequietezza
di qualcuno e stimola la mia curiosità.
Passo accanto all’auto senza cambiare
passo, osservo prima la capotta lucida
poi lascio scivolare lo sguardo rapido
e
rimango un istante disturbato dagli occhi torvi del tizio magro e smunto
che mi
osserva fisso, occhi grandi e scuri incavati in una faccia
consumata dalle
sigarette più che dagli anni,
sembra un avvoltoio che mi guarda disgustato,
incomodato
forse dal fatto che sono ancora vivo.
Al suo fianco un tizio enorme che mi
osserva
come un cane rabbioso desideroso di rincorrermi e mordermi
fino a
strapparmi i polpacci dalle gambe, i loro sguardi sono così minacciosi
che
riescono a darmi una leggera stretta allo stomaco.
Scommetto che sono loro,
sono i due che hanno ammazzato Riad,
ci scommetto il mondo.
Tiro dritto ed
entro nel primo cortile a sinistra,
appena dietro l’angolo mi appoggio al muro,
riprendo a respirare,
rivedo la faccia di Riad, posso vendicarlo, maledetti
bastardi,
chissà come sarebbero andate le cose se non fossi stato assente
quando sono venuti a visitare Riad, non lo so ma sono ancora qui
e posso
fotterli, possono solo essere quei due a quest’ora
e parcheggiati proprio lungo
questa strada.
Colpo in canna, aspetto un istante.
Si sta avvicinando qualcuno,
l’avvoltoio è il primo a girare l’angolo,
troppo di fretta, approfitto che sta
in corsa ed è sbilanciato in avanti,
stringo la pistola nella sinistra, con la
destra lo afferro saldamente al polso
e lo strattono in avanti, sgambetto con
la gamba destra,
lo sento volare verso il pavimento,
mi giro di scatto in tempo
per vedere il gigante caricare, non esito un istante,
punto all’inguine e premo
il grilletto due volte, il gigante inizia a gridare dal dolore
ancora prima che
sia passato il botto della seconda esplosione.
L’avvoltoio rotola confuso sul
pavimento tutto agitato e terrorizzato,
ha ancora odio negli occhi ma sentire
il suo amico gorilla gridare dal dolore
lo lascia disarmato e, a differenza di
un vero avvoltoio,
questo stronzo non sa volare.
Nel dubbio gli sparo in gola,
lo prendo in pieno e così di sorpresa
che non riesce neanche a mutare
d’espressione, gli rimane quello sguardo torvo,
solo più inacidito dall’odio, il
sangue gli esce a fiotti e quel buco nero scuro
sembra per un istante un terzo
occhio che sanguina.
La bocca è un orrendo posacenere incorniciato con denti
storti e ingialliti,
si ammoscia come un palloncino bucato sul marciapiede
mentre la ferita alla gola emette un sibilo.
mentre la ferita alla gola emette un sibilo.
Il
gorilla castrato è rimasto in ginocchio, la testa poggiata a terra,
le mani a
coprire la ferita e intanto emette continui suoni di sofferenza
più simili ad
una iena che ad un gorilla.
Passando gli mollo un calcio in testa
come se fossi
Ronaldo a battere il rigore decisivo ai tempi supplementari.
Gli sputo in
faccia << Pezzo di merda, questo è per Riad. >>
Ayaz ha
sicuramente sentito gli spari,
lo chiamo per essere sicuro che ci sia ancora
e
che non stia già scappando da chissà quale uscita secondaria.
Non si è ancora
affacciato nessuno a guardare,
ci vorrà un’ora prima che arrivi la Polizia,
forse.
Ayaz mi apre subito la porta, stava lì dientro in attesa,
è diverso da
come me lo immaginavo, sembra più un indiano, baffoni folti
e un cespuglio
scomposto in testa al posto dei capelli.
Osservo se ha in mano qualcosa, la mia
pistola è ancora calda
e sono ancora in adrenalina, nada.
Ci scambiamo uno sguardo interrogativo, non dice niente,
richiude la porta
e ci incamminiamo lungo un corridoio scuro, entriamo in un
salotto d’attesa,
le pareti in legno chiaro sono piene di foto di Ayaz con
personaggi importanti,
musicisti e belle donne. << Bevi qualcosa Felix?
>>
Nonostante la situazione non perde il controllo e le buone maniere,
ottimo.
<< Sì, ne ho bisogno. Um
duplo. >>
Mi sento a mio agio solo all’idea di sorseggiarmi un buon
duplo
mentre Mr. Bombay qui mi spiega un pò di cose.
L’impressione iniziale è
tutto
e dopo aver appena ucciso quei due figli di puttana là fuori
mi sento
perfettamente capace di gestire anche la chiaccierata
con questo 007 indiano
con questo 007 indiano
che gioca a fare il grande produttore con gli artisti più conosciuti in Africa.
Quando torna con il bicchiere gli mostro la pistola, si blocca preoccupato.
<< Non voglio farti niente di male ma voglio essere chiaro: non ho tempo
da perdere.
Spiegami cosa c’è che non va nella tua vita da rock star e che
minaccia la vita di Riad. >>
Mi fissa stupito ma lo vedo concentrarsi,
sta entrando nella parte,
mi poggia il duplo sul tavolino,
accompagno ogni suo
movimento con la canna della pistola,
mi si accomoda lentamente di fronte.
Sciacquo
il sapore metallico che avevo in bocca.
<< Cos’è successo a Riad? Perchè
non mi ha più chiamato? >> Mi chiede.
Con la destra lo tengo sotto tiro,
con la sinistra mi slaccio la giacca,
estraggo il relatorio e glielo passo. Lo
guardo storto e sbotto in un:
<< Ti ho fatto io per primo una domanda,
io
e la Signorina Beretta qua presente, rispondi.
Cazzo c’hai che non va nella
vita Ayaz? Se Ayaz è il tuo vero nome.
Cos’hai di così tanto segreto nella tua
cazzosissima vita
da arrivare a mettere in pericolo Riad? >>
Mi guarda
fisso come se le colpe della sua vita fossero tutte causate da me.
Per un
istante penso a premere il grilletto, lo ammazzo,
lo faccio sparire così che
qualcuno continuerà a cercarlo
e vendere il relatorio finale con tutte le informazioni
raccolte sarà un buon negozio.
Ayaz si decide a parlare.
<< Sono 5 anni
che lavoro in questo studio,
sono già passati tutti i migliori musicisti della
vecchia guardia,
até i padri della marrabenta hanno registrato qualche canzone
qui da me.
E vendo informazioni. >> Fa una pausa.
<< Scrivo testi
che contengono riferimenti e indicazioni a fatti reali,
li faccio cantare a
giovani artisti emergenti
che non sono ancora inseriti nel mercato,
che non sono ancora inseriti nel mercato,
li pago
quanto basta
anche per farli stare zitti quando escono dalla sala di registrazione
anche per farli stare zitti quando escono dalla sala di registrazione
e quando viaggio levo tudo comigo in un’unità esterna e in una
flash.
Chi si aspetterebbe che le informazioni sono cantate su pezzi rap? >>
Gli scappa un sorriso di soddisfazione.
Anche a me sembra un’idea originale
che fino ad oggi stava nelle mani del,
che fino ad oggi stava nelle mani del,
come si chiama? Lapsus.
Ayaz continua
<< Riad era interessato ad alcune informazioni
per poter ricattare una
persona che lo stava ostacolando nel realizzare progetti dele.
Lasciami prendere il pc. >> Si alza senza lasciarmi
il tempo di replicare.
Inizio a sentire fame.
Noto che l’orologio dello studio
segna 5 ore più avanti,
sarà con un fuso dell’India?
sarà con un fuso dell’India?
Segna le 04:29
manca un minuto alle quattro e mezza
manca un minuto alle quattro e mezza
e qui manca mezz’ora alla mezza.
Ayat torna con un
portatile e un paio di cuffie professionali,
mentre si riaccomoda e appoggia il
portatile sulle gambe
per aprire bene lo schermo e collegare le cuffie, continua:
per aprire bene lo schermo e collegare le cuffie, continua:
<< Riad a volte aveva bisogno di mie conferme su certi fatti
per certi lavori,
consulenze. >>
M'infastidisce come cerca di dare un
tono alla sua professione,
sto spione del cazzo.
sto spione del cazzo.
<< E recementemente era
interessato ad un file specifico,
mi meravigliò che conoscesse già il numero
corretto della musica.
Delta Niger. >>
<< Delta Niger? >>
<< Si, è un posto,
la foce del fiume Niger, in Nigeria.
Riad diceva che poteva essere l’evento per
risvegliare il popolo Mozambicano.
Mostrare quello che era successo nella west
coast
a causa delle multinazionali straniere
che adesso sono arrivate a
saccheggiare anche noi qui in Moz. >>
Penso ai recenti articoli di
giornali, rivedo Riad, intero e spaccato,
la faccia dell’avvoltoio, il terzo
occhio a sanguinare,
Mauro a casa in attesa di una telefonata sognando qualche
dollaro in più
per avanzare con il suo progetto disperato per tirare dei
poveracci dalla spazzatura
mentre tutto il Moz rischia di affondare nella propria
merda.
Curioso, un italiano a lottare contro il consumismo e l’immobilismo
delle istituzioni
mentre il popolo soffre e intanto proprio una grande
multinazionale italiana
se ne sta qui a succhiare tutto il gas disponibile
insieme ai gringos.
Mi ricorda quel giovanotto della favola contro il gigante
che spaventava tutti
ed era imbattibile con la spada, Davide e Golia. O era
nella Bibbia?
O in una produzione di Ayaz.
Per far uscire e circolare
informazioni criptate
questo s’è inventato di passar le notizie tra le rime,
cantate e registrate.
Lo guardo fisso e faccio un cenno verso il relatorio
sul tavolino,
la pistola sempre puntata.
<< Cosa farai? Te ne andrai? Hai
un piano per fare uscire anche Riad? >>
Ayaz rimane titubante per un
istante.
<< No, nessun piano. Parto tra due giorni per Goa.
Rimarrò là
fino a quando qui non si saranno calmate le acque. >>
Goa, beh è molto
più distante e sicura di Johannesburg.
Rimango a pensare un istante senza
ascoltarlo.
Noto che l'orologio è ancora fisso alle 04:29
com'è possibile? Dev'essere rotto.
Me ne devo andare.
Noto che l'orologio è ancora fisso alle 04:29
com'è possibile? Dev'essere rotto.
Me ne devo andare.
<< Buona fortuna Ayaz. >>
<<
Riad non vuole il file? >>
<< Certo, passamelo sulla flash.
>> Gliela passo.
L'afferra e la infila in una porta usb a colpo
sicuro,
intanto mi chiede cosa sia successo di tanto grave.
<< Questo
relatorio, qualcuno lo sta cercando.
Riad rischia la vita per non dover parlare
di te.
Qualcuno ti cerca Ayaz. >> Ayaz sorride.
<< Bro, tutti mi cercano, sempre. >>
<< Bro, tutti mi cercano, sempre. >>
Mi
restituisce la flash e si alza per riportare portatile e cuffie nello studio.
Osservo la mia flash prima di rimetterla in tasca e gli domando
come si chiama
il file che ha appena caricato.
Mi risponde dopo un istante. << 429
>>
Torno di
corsa nella mia casa nel bairro.
Parcheggio solo 50 metri prima, sono in
ritardo sulla tabella di marcia.
Il bairro è avvolto nel silenzio.
Non richiudo
la porta con il catenaccio per non fare troppo rumore
e per non perdere tempo,
ci penserà qualcun altro a chiudere.
Manca l’elettricità, mi faccio luce con il telefono.
Entro in camera, nessuno ha ancora preparato niente “shit!”
questi brada sono capaci solo a matrecar,
si fottano loro e questa vita di merda,
si fottano loro e questa vita di merda,
sento un’euforia dentro all’idea che
posso andarmene
e costruirmi una nuova opportunità.
Appoggio il telefono in un
punto utile per avere un pò di luce,
apro l’armadio e inizio a lanciare cose
sul letto, urge una selezione,
solo cose poche appariscenti.
Inizia a fare caldo,
tolgo la giacca e la lancio a sua volta sul letto.
Metto la pistola e il fodero
sul cuscino.
Devo prendere il fucile dal sotto tetto, prendere i trenta mila
che ho nella cassa
e fare ancora alcune
chiamate. Scarpe, mutande, magliette, documenti, asciugamano...
L’asciugamano è
rimasto fuori sul terrazzo.
Mentre attraverso casa rapido da un punto all’altro
ripenso a tutto quello che è successo,
ripenso a tutto quello che è successo,
giornata pazzesca! Per non parlare di
quei 45 minuti.
Controllo in cucina se è avanzato qualcosa,
tutto questo stress
mi ha lasciato spossato e affamato.
Sento un rumore, sembra che sia caduto
qualcosa, arrivo in corridoio,
sento una corrente, la porta della mia stanza è
socchiusa, torno nella mia stanza,
entro di colpo, in mezzo alla stanza c’è un
bianco, alto,
lo riconosco subito anche se non sorride allegro come nella foto,
è Luciano e sta qui in piedi con una faccia incazzata
e mi punta contro la mia
pistola.
I pizzini di
WikiLeaks
A “Short POSTory”
Tipologia: un
breve racconto di Simone Faresin.
Fonte: un post,
una veggente cieca, un amico che vive a Londra
e un recente fatto di cronaca.
2º Racconto
della Serie: “Starnuti.
Racconti brevi”
Che storia.
Apro facebook dopo meno di cinque ore di sonno e trovo 99 notifiche.
Apro facebook dopo meno di cinque ore di sonno e trovo 99 notifiche.
La
connessione è pessima
e stenta a caricare anche solo la finestrella delle opzioni;
e stenta a caricare anche solo la finestrella delle opzioni;
sto già nervoso e non ho ancora bevuto il caffè,
nell’attesa mi
distraggo controllando i post-it disseminati sulla mia scrivania
e gli appunti
in agenda, poi finalmente incomincio a ricevere dispacci.
Riferimenti a
Gianluca ovunque.
Anche tizia ha commentato il post di Ganluca,
anche tizio e
anche quello e quell’altra e tutti quanti quelli hanno commentato cosa?
Vado
alla pagina di Gianluca e rimango di sasso: una sua risposta alla domanda
“a
cosa stai pensando?”
ha ricevuto tredicimila like. Tredicimilasettecentocinquantaquattro
like.
5, voglio essere il cinquantacinque, clicco Mi Piace.
Vado a leggere il
post ma prima mi soffermo ancora a guardare incredulo
il numero di like e i
settecentoquarantadue commenti, i sessantasette :O
e due cuori. Ma neanche con
tutta la vecchia cricca della joint maison insieme
ci arriviamo a tredicimila
contatti, come diavolo ha fatto?
Cos’ha scritto di così speciale?
Continua a
leggere clicco, apro tutto, voglio leggermelo per bene,
ma é in inglese! Seleziono
tutto e faccio copy-paste in google translator.
Il post recita così: “È il
giorno più incredibile della mia vita.
Più incredibile di quando ho perso la
verginità,
più incredibile del triplete dell’inter nel 2010,
più incredibile di
quello che puoi comprare con 10 dollari in Messico.
Raga, incredibile!
Da
quando Julian Assange (per me è un mito)
è ospitato nell’ambasciata Ecuadoregna
a Londra nella Hans Cres
ci passo sempre per andare a lavoro al Twiga.
Mi piace
quando riesco a vederlo affacciato per un istante a tranquillizzare i fans,
gli
grido sempre “HOLD ON!” con il pugno alzato.
Nel periodo delle elezioni negli
States gli avevano tolto internet
per non fargli fare ulteriori danni,
già la
storia delle migliaia di email della Clinton pubblicate su WikiLeaks
aveva
agitato abbastanza il clima elettorale,
ma non mi sarei mai aspettato che si arrivasse ai pizzini!
ma non mi sarei mai aspettato che si arrivasse ai pizzini!
Come i mafiosi latitanti, un brigante cybernauta in asilo
politico
dentro ad una ambasciata di mattoni che mi ricorda i palazzoni.
Beh, mentre
sto superando l’amba vedo uscire dal palazzo un tizio
con un piumino giallo e un
cappellino rosso calcato in testa,
non poteva dare meno nell’occhio.
S’incammina rapido verso l’incrocio con la Pavilion Road,
io sto dall’altro
lato ma andiamo quasi alla stessa velocità.
Non so perchè mi abbia incuriosito
così tanto a parte che sembrava il pulcino pio,
non credo nel destino ma forse
doveva proprio capitare a me.
Continuo ad osservarlo curioso mentre vado per la
mia nella stessa direzione,
ad una certa dall’angolo svoltano due tizi vestiti
di scuro,
uno ha una radio in mano,
uno ha una radio in mano,
lo puntano e vanno con decisione verso di
lui.
Senza dare molto a vedere mi giro per vedere cosa fa il tizio
e lo vedo
attraversare rapido la strada verso il mio lato,
faccio subito finta di niente.
faccio subito finta di niente.
Il tizio mi supera quasi correndo e svolta a sinistra
ma solo dopo aver lasciato
cadere qualcosa,
sembrerebbe un pezzo di carta appallottolato.
sembrerebbe un pezzo di carta appallottolato.
I due tizi
vestiti di scuro gli corrono dietro.
Mi sale l’adrenalina, penso si tratti di
droga avvolta nella carta
e che quei due di scuro erano sicuramente sbirri.
Mi
abbasso facendo finta di arrangiare le stringhe della scarpa
e afferro la pallotta di carta.
È ben
consistente, la tengo stretta in pugno in caso qualcuno mi fermi
per poterla
buttare subito. Sbircio se gli sbirri stanno ancora correndo dietro al tizio
ma
hanno già svoltato al Searcys. Tiro dritto fino al Twiga.
Quando arrivo nel
backstage allestito per i dipendenti nel magazzino
ho finalmente il coraggio di
vedere cosa sto tenendo in mano.
Apro il pugno lentamente, sono solo tre fogli
scritti accartocciati insieme.
Distendo bene i tre fogli e noto la firma alla
fine, Julian.
Non mi sembra vero
un’altra volta, ma questa è più grossa,
non può essere una coincidenza.
Penso
che è roba che scotta, qualcuno potrebbe avermi visto
o potrei essere stato
filmato,
quind posto tutto pubblicamente prima di bruciare queste carte.
Ho fatto una foto per ogni pagina,
al massimo le mando per e-mail a
WikiLeaks.
Incredibile, ho tra le mani la bozza della prossima pubblicazione
del più famoso sito al mondo che lotta contro tutto il sistema corrotto
di
questa cazzo di società malata.
C’è scritto:
Pubblicare urgente aggiornamenti
sui files Yemen
e sulla manovra di censura contro Al Jazeera.
Confermo le notizie sul gruppo di ricerca russo.
Confermo che dagli anni ’60 esisteva un team di quattro persone
che lavorava sulle
dichiarazioni della veggente bulgara.
È confermato che le informazioni raccolte
da questo team
fanno parte del relatorio che ha preceduto la decisione del Cremlino
di creare l’operazione di hackeraggio per favorire l’elezione di Trump.
fanno parte del relatorio che ha preceduto la decisione del Cremlino
di creare l’operazione di hackeraggio per favorire l’elezione di Trump.
Ci sono molti dettagli da verificare ma, per quanto assurdo,
è
confermato che l’operazione è stata fatta sulla base
di una previsione degli anni '70 della
defunta veggente:
se fosse stata eletta la Clinton,
se fosse stata eletta la Clinton,
23 ore prima del passaggio
di consegne con il Presidente Obama,
sarebbe stato autorizzato un attacco di
vasta scala contro la Russia
per una presunta invasione in Ucraina e
bombardamenti in Siria e in Iran.
La Clinton sarebbe poi stata avvelenata
confermando la previsione che Obama
sarebbe stato l’ultimo Presidente
americano.
Nonostante i russi abbiano mutato gli eventi della storia,
da
Gennaio stanno lavorando per contrastare un’organizzazione
non identificata che
sta cercando di far cadere Trump
e mettere al comando il suo Vice Mike Pence,
che
aiuterebbe i guerrafondisti repubblicani a scatenare la guerra totale
che
doveva iniziare già con la vincita della Clinton.
Interessante ma ancora da verificare, varie
agenzie d’intelligence di vari paesi
stanno in una confusione totale.
Il team
russo e tutto il gruppo di ricerca è stato chiuso,
tutte le informazioni su
veggenti e profezie sono state classificate come spazzatura;
sono stati
richiamati a Mosca tutti i più grandi esperti in Fisica
coinvolti in progetti
internazionali.
Devo ancora ricevere conferme più accurate
Devo ancora ricevere conferme più accurate
ma si sta usando il
termine “improvvisa variazione di percorso”
ma non è ancora chiaro riferito a
cosa.
Sembra che questa operazione di hackeraggio abbia modificato qualcosa
di
così grande nei piani di un’organizzazione occulta
che manovra come burattini i
Generali in comando al Pentagono,
al punto da poter essere definita un’imprevista
variazione al destino dell’umanità
per come l’avevano prevista loro, quelli lá.
Sto
aspettando ansiosamente altri dettagli
ma forse ci troviamo davanti ad un fatto così grande
che avremo bisogno di rivedere completamente la nostra posizione in merito.
ma forse ci troviamo davanti ad un fatto così grande
che avremo bisogno di rivedere completamente la nostra posizione in merito.
Sembra abbiano tirato la corda sbagliata nel backstage
e sta cadendo tutto lo scenario
e sta cadendo tutto lo scenario
che tiene in piedi l’opera orchestrata dalle multinazionali
e dai vari gruppi d’investitori
e dai vari gruppi d’investitori
legati al progetto per legalizzare le ‘MC’ Mega-Corporazioni.
Le tensioni con la Corea del Nord sono un pretesto
per creare uno scontro con Cina e Russia, prima che la Cina
possa affermarsi come potenza mondiale nel 2018.
Le tensioni con la Corea del Nord sono un pretesto
per creare uno scontro con Cina e Russia, prima che la Cina
possa affermarsi come potenza mondiale nel 2018.
Potrebbe essere un passo epocale
ma c’è il rischio che possa scoppiare una guerra civile negli States.
Non comunicate niente di questo via email
ma c’è il rischio che possa scoppiare una guerra civile negli States.
Non comunicate niente di questo via email
e neanche
verbalmente tra di voi in ambienti chiusi
o in presenza di telefoni ed elettrodomestici.
o in presenza di telefoni ed elettrodomestici.
Sento un misto di paura ed eccitazione, potrebbe essere la storia del secolo.
Mi mancate, un abbraccio forte a tutta la squadra. Julian.”
Non so che dire,
Gianluca non ha mai avuto fantasia in vita sua
se non per creare graffiti, questa
storia non può essere farina del suo sacco.
Vado a leggermi tutti i commenti
ma ne approfitto prima per postare il link del mio blog,
ma ne approfitto prima per postare il link del mio blog,
tredicimila e passa
persone vedranno la notifica
e magari ci cliccheranno curiosi cercando altre storie.
e magari ci cliccheranno curiosi cercando altre storie.
www.kanimabo.blogspot.com
Gianlu non si offenderà certo, d’altronde
se non ci si aiuta
virtualmente tra amici...
Fine.
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