martedì 15 dicembre 2015

"Le conseguenze dell'Occidente"


Premessa. 

"Sono Simone Faresin, 35 anni, italiano, 
uno "zingaro felice" che ha passato gli ultimi meravigliosi 4 anni a Lisbona, 
in Portogallo. Ho imparato il portoghese e sposando una mozambicana 
eccomi sbarcato a Maputo. 
Nel mio bagaglio: le stesse idee che mi animavano prima 
e che mi fanno sopravvivere anche adesso. 

La voglia di scrivere e in generale la mia creatività 
si manifesta di sorpresa come un temporale estivo, 
mi apre gli occhi come se fosse sempre la prima volta, 
mi dice cosa fare, cosa scrivere e cosa desiderare davvero. 
Qualche ora dopo svanisce, si scioglie tutto, 
diluendosi tra i miei fabbisogni organici 
e tra i ritmi quotidiani, lasciandomi giusto 
sulla nuova rotta da seguire e "Avanti tutta!" 
senza esitare.  

Sono apolitico, aconfessionale e non ho nessuna pretesa 
a parte scrivere senza diventare la parte lesa 
e raccontare il mio punto di vista  
dopo questi miei primi giorni nella mia nuova città: Maputo, 
Capitale del Mozambico, Africa. 

Inevitabilmente, parlando di vita quotidiana, 
si toccano tematiche attuali, sociali e politiche. 
Con i miei commenti non intendo offendere nessuno, 
offro solo una visione sincera e trasparente 
di quello che ci si trova davanti 
sbarcando in un porto d'Africa." 


INTRO.


Eccomi. A distanza di giorni dalla ideazione di questo nuovo blog "SAVE THE POST!" 
titolo copiato da uno dei miei racconti brevi, nella raccolta "Starnuti". 

Mentre pensavo a cosa devo scrivere, ho "casualmente" trovato un articolo interessante; 
un link tira l'altro ed ecco che mi ritrovo a leggere una definizione completa 
del concetto di "Occidente" fatta da Enrico Galoppini, dal sito "termometropolitico.it" 
https://forum.termometropolitico.it/499683-occidente-un-inganno-per-tutti-i-popoli.html 

La trovo una "intro" perfetta, condivido il pensiero e mi aiuta a spiegare il mio di titolo: 
"Le conseguenze dell'Occidente". 

«Occidente»: un inganno per tutti i popoli.
Enrico Galoppini

Uno degli obiettivi della dottrina dello «scontro di civiltà» 

sostenuta dagli Stati Uniti e adottata, volenti o nolenti, dai loro satelliti europei 
attraverso i cosiddetti «mezzi d’informazione», 
è la creazione di un immaginario nel quale le nazioni situate oltre i confini 
dell’Unione Europea, ovvero dell’«Occidente», vengano avvertite 
come minacciose ed ostili.
L’incoraggiamento di una percezione fondamentalmente negativa verso tutto ciò 
che non rientra nella categoria di «Occidente» risulta un momento cruciale 
nella definizione di un «noi», gli «occidentali», contrapposto ad un «loro», 
gli «orientali».Lo scontro è dunque tra LA «civiltà» e LA «barbarie». 

Il risultato finale di questa metodica e capillare opera di sobillazione 

e di traviamento delle coscienze è che gli europei, 
concependo se stessi come «occidentali» (UE equivale a NATO), 
non capiscono più chi sono e, soprattutto, come possano vivere 
con i loro vicini non europei; 
ed ecco che per difendersi dalla «barbarie» devono essere «protetti» dagli Stati Uniti.
Come nel più classico dei colonialismi otto-novecenteschi, a tutto ciò è sottintesa una 
«incapacità ad autogovernarsi» coscienziosamente e con profitto, 
indotta attraverso la «cultura» e l’«informazione», e l’inevitabile esito è 
(che) gli europei finiscono per richiedere una «protezione» anglo-americana 
contro tutti quelli che li «minacciano». 

In questi giorni, fornendo un esempio perfetto di come si giunge al suddetto risultato, 
la macchina propagandistica controllata dagli anglo-americani e gestita dai loro «alleati» 
italiani si è messa in moto al massimo dei giri, colpendo indiscriminatamente 
tutto ciò che dev’essere considerato come ostile all’«Occidente».

La Russia è stato il bersaglio preso di mira con maggior virulenza.
La elezioni presidenziali si avvicinano, quindi Putin - lo «zar», un «despota orientale» - 
dev’essere impallinato senza pietà.
Non si spiega altro che così l’esagerato risalto dato alle manifestazioni 

dell’«opposizione democratica», in grado di radunare un numero di persone 
irrilevante per i numeri della Russia.
In Italia, manifestazioni ben più partecipate di quelle dei «dissidenti» russi 
non vengono degnate di alcuna copertura informativa, 
e si provi qua a fare una manifestazione non autorizzata per provare che cosa può succedere.
Per non parlare dei perseguitati politici, che in Italia certo non mancano.
C’è voluto un Berlusconi per sentir dire che la «repressione» 

di cui hanno parlato i megafoni dell’Anglosionamerica è stata gonfiata ad arte.
E l’Ambasciatore Sergio Romano: un «conservatore» che sa che la Russia 

non è né «europea» né «asiatica» e che però è una persona onesta 
a differenza di tutti i «progressisti» (dal Manifesto ai Radicali) 
tarantolati dal ragno dei «diritti umani», 
il quale ha opportunamente ricordato che Putin gode di un ampio consenso 
tra il suo popolo perché:
1) ha risolto, per ora, il «problema ceceno»;
2) ha ricondotto alcuni settori dell’economia nelle mani dello Stato, 

togliendoli dalle mani degli «oligarchi»;
3) ha risollevato il peso della Russia nel mondo;
4) è un «uomo forte», e questo sui russi fa presa.

Noi, invece, abbiamo gli euroburocrati, gli europarlamentari, gli europrivilegiati 
che studiano dalla mattina alla sera il modo di succhiarci il sangue e di prevenire 
ogni possibilità di insorgenza di un sentimento di libertà, di sovranità, di autodeterminazione, d’indipendenza dei popoli d’Europa, 
che tolti dalla cappa dell’occidentalismo 
- [la «grande patria da Washington a Tel Aviv»; «siamo tutti Americani»; 
«Israele siamo noi», ecc.] 
si accorgerebbero, ad esempio, di vivere in uno spazio mediterraneo 
e che Mosca è molto più vicina di New York. 

La propaganda, dicevo, in questi giorni non ha risparmiato nessuno.
Ha colpito i cinesi, messi alla berlina per dar sfogo alla xenofobia dei soliti ipocriti 
che mentre sbandierano il «pericolo giallo» fanno finta di non capire che questi negozi 
con le loro mercanzie da 5 euro o anche meno salvano dalla miseria totale 
parecchi italiani (non certo quelli dei lussuosi negozi di via Montenapoleone 
ed i loro clienti) ridotti così da questo magnifico «Occidente». 

E i turchi? «Mamma li turchi», mi diceva ieri, in aereo, 
un anziano carabiniere siciliano in pensione.
La Turchia è «asiatica», e i turchi non possono essere che «barbari» e, 

peggio che mai di questi tempi, 
«fanatici islamici» che «massacrano i cristiani» 
(dove per «cristiano» s’intende il «cristianista», 
il «giudaico-cristiano» pagato dalla CIA per fare proselitismo).
Ma il primo ministro Erdogan sta dando scandalo dimostrando che 

«Islam e democrazia» è possibile, quindi bisogna creargli dei problemi, i
noculando il dubbio che anche lui non va bene, come Putin. 

La pletora di «esperti d’Islam» che ingombra gli scaffali delle librerie 
con la sua paccottiglia intellettuale 
non può però riconoscere questa semplice verità dimostrata dalla Turchia, 
perché «Islam e democrazia» deve restare un tormentone senza fine, 
su cui ricamare di continuo col ‘musulbuono’ di turno a beneficio dei committenti «occidentali» che foraggiano i «centri studi». 

Anche l’India ha avuto la sua razione in questi giorni.
Per un bacio di troppo dell’attore Richard Gere 

(«buono» perché devoto del Dalai Lama.), 
qualcuno ha bruciato le solite bandiere americane e pare (sia) arrivata la solita 
«condanna a morte». 
Così per un giorno anche gli indiani, solitamente presentati come saggi, 
gioviali e colorati, sono entrati nella categoria dei «fanatici» e dei «barbari».
E il «fanatismo» e la «barbarie», non lo si dimentichi, sono «orientali».

Potenzialmente non si salva nessuno dal flagello mediatico anglosionamericano, 
dai lapponi ai peruviani, dai piaroa dell’Amazzonia agli aborigeni dell’Australia, 
magari simpatici finché fanno la fortuna di qualche industria del turismo, 
ma sotto sotto, tutti, «nemici dell’Occidente». 

Anche i tibetani, «bravi» finché c’è da dare addosso alla Cina, 
potrebbero finire nel «cattiverio mediatico».
E nemmeno gli «alleati» sono fuori pericolo, sia chiaro.
I francesi divennero dei «mangiaformaggio» su tutti i media «occidentali» 
perché contrari alla guerra in Iraq.
Se i tedeschi sgarrano, il «neonazismo» è «in aumento».
Gli italiani, poi, sono ad un livello di tale ottundimento della coscienza 
che anche quando vengono bacchettati dal padrone non si verifica alcuna reazione.
Decotti, come la faccia di Fassino.
Dopo la strage in Virginia, in Corea del Sud si sono detti preoccupati che, 
essendo opera di un giovane originario di quel Paese, si possano innescare delle rappresaglie.
Interessante: ciò significa che l’americano d’origine sudcoreana 

non è «americano» come gli altri. 
Analoghe stragi d’innocenti compiute da americani WASP 
non hanno mai alimentato timori di «rappresaglie» 
da parte di americani d’origine cinese, irlandese, italiana, ecc.
Tra l’altro, non si dice mai «americano d’origine britannica», 
segno che solo quelli bianchi e protestanti sono i veri americani.
Gli altri stanno lì a far numero.

La verità è che «occidentale» è solo una maschera per coprire l’americanismo, 
un artificio per cooptare idealmente nella «grande patria da Washington a Tel Aviv» 
genti che per origini, storia e cultura dovrebbero percepire se stesse in ben altro modo, 
ma sono state ingannate col «sogno americano», costato la vendita della propria identità 
per ritrovarsi in un vuoto esistenziale e nello «scontro di civiltà».
Per cinesi, irlandesi, italiani d’America ecc., la «promozione» ad «americano vero» 

non arriva mai perché i WASP, che si sentono gli unici autentici «occidentali», 
la «razza eletta», li disprezzano.
E quelli sono, ufficialmente, «americani».
Figuriamoci noi «alleati».
Quindi, prima si capisce questa cosa e meglio è, in Italia, in Europa 

e nel mondo intero.
Novopress 


Grazie per questa spiegazione di "Occidente" prima di entrare in scena, 
grazie Enrico e grazie ai link che tirano più delle ciliegie.