"Parole per te" Foto Fares - Galatone, Salento, estate 2010.
La fine dello Stato.
Dopo 30 anni al nord finalmente "ero
sceso al sud" e scoprì una cosa meravigliosa
chiamata Salento; adesso è così
strafottutissimamente frequentato che
potrebbe sembrare non avere senso, ma il
Salento ha sempre un grande valore,
anche se dovesse diventare polvere rimarrà
sempre qualcosa di speciale,
i caraibi d'italia? Molto di più, lu Sule, lu
mare, lu jentu.
Un'esperienza completa, non ce la si scorda
come uma triste giornata di pioggia
o come l'inizio di "Via col
vento".
Lu Sule, lu mare lu jentu.
Il buono, il brutto, il cattivo.
Il corto, il medio, il lungo.
Un posto dove tornare.
Un film da rivedere.
Un post da scrivere.
Una connessione tra un pensiero e due luoghi
che apparentemente
non hanno niente da condividere, a parte che
stanno nello stesso mondo.
Porto Cesareo e Maputo.
Estate 2010.
Dal tetto del palazzo dov'ero ospitato godevo
di una vista fantastica.
Porto Cesareo, un sito tranquillo come una
barca ormeggiata
e cullata dalle onde. Godevo di una
prospettiva speciale,
una via pedonale tagliava in due il centro
storico grande come una conchiglia
e arrivava fino all'ultima torre.
Oltre: il Mare e molto più in là l'Africa.
"La fine dello Stato" pensai.
L'Africa allora era solo un sogno.
Già essersi avventurato a sud di Roma era
un'avventura.
Era un territorio nuovo, nessun contatto,
nessuna amicizia,
solo la volontà di inseguire un sogno e
cogliere un'opportunità
con un matto di 50enne musicista e
imprenditore che aveva trovato un campo
a trenta metri dalla spiaggia e dalle
onde,
dove fare un bar, dove bere, mangiare e
godersi un concertone.
Tutto questo senza avere fatto i conti con la
burocrazia,
con la Sacra Corona Unita (organizzazione
criminale locale)
e quell'incapace di un geometra, quel gran
coglione.
Estate 2016.
Maputo, Mozambico.
Dal mezzo dell'Avenida Eduardo Mondlane
osservo la città,
completamente mia. Sono le 23h e non c'è in
giro nessuno.
Sono il padrone di tutto e di niente.
Guardo verso Ovest, le luci della strada si
fermano in cima ad una collina.
Oltre: sembra non ci sia nessun'altra strada,
solo l'Africa profonda,
tanto quanto l'universo.
Volto lo sguardo di 180º a Est, la strada
finisce con quell'ultimo lampione.
Oltre: l'Oceano Indiano, forse incontriamo il
Madagascar
o è una tirata unica fino all'Oceania, ai
koala e all'effetto boomerang
di un'idea che torna sei anni dopo.
E tu sei ancora qui, tra converse sulla defragmentazione
della memoria,
progetti con sempre meno difetti, con sempre
più ambizione,
massima concentrazione o da qui non ne esco
più.
Un titolo, un'idea che era rimasta tra le
bozze.
È per lei che torno in ufficio questa
notte.
Le guardie penseranno che sono matto, loro che
sono costrette
a starsene là fuori in attesa del
niente.
L'Avenida dopo le 23h è un deserto dei
tartari.
Io qui dentro con le dita rapide sui tasti,
sempre più curvo,
sempre più convinto.
La musica incalza, ho anche trovato come dare
un contributo in italiano
ad un progetto rap che verrà cantato in
francese, swazi, inglese e portoghese.
Appunti per una rivoluzione.
149
Apro i messaggi e mi salvo
quest'ispirazione.
Entro dopo Queen Sheba che canterà in
francese.
Scena iniziale dal film "l'Odio" in
lingua originale.
"Questa è la storia di un uomo che cade
da un palazzo di 50 piani..."
Scene in bianco e nero.
Il problema non è se un meteorite arriva de
repente,
il problema è dove non arriva ancora la tua
mente.
Appaiono i colori.
Io con la rima adesso non pretendo aver
ragione o questionare,
voglio solo farti ragionare -incazzato-
(intanto tento di accendere una
motosega)*
tutto questo bel pianeta non lo possiamo
proprio sputtanare,
in italiano ti dico k t devi troppo
svegliare!
Italiano tu ti devi troppo svegliare!
Devi proprio startene zitto ad ascoltare
- suono dei grilli -
si divora di tutto, ma non per tutti,
il giardino non è solo tuo...
Questa per la terra è una lotta sempre
attuale,
meglio k t fermi a pensare,
piuttosto che continuare solo a correre e a
consumare.
T saluto
con una ever green, 4ever hits:
siamo tutti sulla stessa barca,**
nello stesso chapa,
negli stessi beats.
02:20
"L'ora allo specchio"
Ho una gran volgia di caffè ma mancano ancora
5 ore,
il tizio del bar non s'è ancora manco
svegliato,
meglio che stacco e me ne vado, sono
consumato.
In testa vari “avrei potuto” ma non sono
ossessionato,
tanto non sarò mai un pensionato.
A Porto Cesareo ci torno domani,
senza aspettare le vacanze o altre
scuse.
Ho lasciato là un Capitano con la sua barca,
ero già il suo mozzo preferito.
Uscite sul filo dell’onda, a caccia di ricci,
birre fresche e farabutti, gettare l’ancora
dove ti pare,
tuffarsi nell’acqua cristallina, allegro come
un delfino.
Grande Giampi.
Grandi tutti.
E grande Nardò, che dell’Italia è il comune
più esteso
e una Neretina mi conquistò il cuore tanto
da lasciarmi ancora oggi sorpreso.
(*) "a pezzi" che non significa
"dedicato alla mia amica Sara Pezzini"
per gli amici "Pezzi" ma
proprioproprio a pezzi, come il Nicaragua.
(**) Siamo tutti sulla stessa barca, nello
stesso chapa.
La fine dello Stato.
Dopo 30 anni al nord finalmente "ero
sceso al sud" e scoprì una cosa meravigliosa
chiamata Salento; adesso è così
strafottutissimamente frequentato che
potrebbe sembrare non avere senso, ma il
Salento ha sempre un grande valore,
anche se dovesse diventare polvere rimarrà
sempre qualcosa di speciale;
i caraibi d'italia? Molto di più, lu Sule, lu
mare, lu jentu.
Un'esperienza completa, non ce la si scorda
come uma triste giornata di pioggia
o come l'inizio di "Via col
vento".
La fortuna sembrava giocare a favore,
ero in un profondo Sud dove potevo finalmente
respirare e vivere il Mare,
dove conoscere altre tradizioni e altre
convinzioni,
un altro popolo ad arrichire questa grande
varietà che si chiama Italia.
Altri sapori, altre musiche, altre maniere di
vivere l'amore.
Dopo aver respirato dalla cima delle
Alpi,
dopo la pianura del Nord e la terra dei 7
laghi,
dopo le vigne del Veneto,
dopo i paesaggi pastellati del Trentino,
dopo le arrampicate e le esercitazioni nel freddo
Sud Tirol,
dopo le creste seghettate della Liguria,
con i budelli dei suoi paeselli, incastrati
tra una costa sempre più erosa
e le stazioni dei treni, piccole come
presepi,
dodicimila macchine in 4 metri quadri,
dopo un cinema di San Remo, sentieri
sporchi
e parcheggi tanto rari
come un ingegnere nucleare tra i
pecorari,
quanto trovare rubini in Valle d'Aosta,
come incontrare Lorenzo Cherubini in una
crociera Costa,
come trovare porcini in un'aerea di
sosta,
come non trovare fila alla Posta;
dopo le colline e gli orizzonti infiniti in Toscana,
dopo aver goduto per ore assangiando un sugo
di cinghiale,
dopo aver visto (per fortuna solo da lontano)
che è grande tre volte un maiale,
dopo aver visto (purtroppo) solo da lontano il
Vaticano
da uno dei tanti giardini di Roma,
dopo Bologna, Imola, Ravenna, Rimini e cicioli
in una piadina,
Marche e Abruzzo, belle più che mille foto da
cartolina,
dopo aver vissuto il tropico di
Sorrento,
la poesia, i due Golfi, isole e palme, un
vulcano,
pezzi di cuore, baci al
limoncello,
scoprire un paradiso che si chiama
Ravello,
dopo una sortita a Palermo e "minkia che
spiaggia" Mondello,
dopo aver visto l'Italia incorniciata da
un'eurostar,
dopo aver visto la Calabria incorniciata da
un'interregionale,
finalmente un aereo per Brindisi
e poi fino a Lecce lungo una statale.
per crearne di nuovi, per lanciarli al vento e
vedere se sanno volare,
per scoprire una pittrice che usa la cabina
del motore dell'ascensore
come suo studio e atelier molto privè,
per fumare da solo o in compagnia,
per amoreggiare e per approfittare a fare
qualche scatto in più,
quei click che nella mente ti fanno avanzare
di qualche posizione.
Osservavo quella via che tagliava in due il
centro,
fino alla torre. E poi? Acqua, molta acqua,
fino all'altro lato,
dove tutto si gestisce in un'altra maniera,
altri rituali, altre convinzioni.
"Certezze ed altre illusioni"
già.
La fine dello Stato.
Kanimambo significa grazie.
Beh, devo dire kanimambo anche al
Salento
e al mio ardimento,
una forma di follia grano-duro e
bio-carburante
per malati di troppa vita,
goloso come un orso con il miele,
lanciatissimo verso qualsiasi nuovo
interessante obiettivo
che mi venga presentato.
Sempre allegro e squattrinato,
protetto da niente non vengo attaccato da
nessuno.
Sono il miglior show che potevo incontrare,
di tutti i colori, aperto a tutto e super
blindato,
sono passato da x a y
ho già smontato di tutto per costruire algo
novo e differente
tutto questo anche solo per intrattener la mia
mente,
normale che qualcosa te lo devo pur
raccontare.
Tutto quello che rappresenta il mio Stato, la
mia Italia,
svanisce là dove le onde bagnano il
cemento.
Proprio come in un disegno, la linea del
molo
è l'ultima a dare forma al mio bel
Paese.
Un confine che ad ogni onda si
trasforma,
si riscrive,
si rimpasta tutto.
Ti rinfresco le idee.
E il mio popolo? Che grande mistura.
Dopo i bei vestiti e tutti in coda in chiesa
alla domenica
e poi tutti in coda al ristorante,
alla fine rimaniamo i soliti quattro ad un
tavolino,
o seduti lungo un muretto.
Quello che succede a Roma va bene solo per
questionare,
per sfogliare le pagine del giornale,
soprattutto se non puoi proprio cambiare
canale.
Tanti dolci, pasticcini, legame con
l'infanzia.
Giocare in cortile, pomeriggi luminosi,
tra sorrisi complici, avventure, scorribande,
legame con l'estate.
Allegre scampagnate,
osservare le onde quando sembrano
stanche,
perdersi ad ascoltare una musica diffusa
dall'altoparlante,
lasciarsi carezzare dal vento e scoprire che
nessuno lo sa fare meglio di lui,
passeggiare per ore lungo la costa, la sabbia scotta
già alle dieci del mattino,
la sabbia fresca tra le dita nelle ore
notturne, il sapore di fare l'amore
tra i profumi selvatici della vegetazione, il
contrasto tra la delicatezza della sua pelle
e il tronco vecchio e consumato di un pino
marittimo.
E io qui a godermi il presente,
ma quale attimo fuggente?
Sei anni dopo sento ancora quel profumo
Mediterraneo.
“Sono un
punto esclamativo al centro del Mediterraneo,
niente
di umano mi è estraneo.” Jova.
Devo ancora uscire da Maputo, devo ancora
vedere molto, molto di più.
Ma anche qui o ritrovato quella sensazione,
guardare verso la fine di una
strada
fino a quel lampione, tipo ultima
stazione.
Oltre: c'è solo quell'ultima casa, quel
cornicione,
quell'ultima striscia di sabbia tra un'Africa
e un Indico,
la fine di un'altra condizione per come la
vivono qui, per come la conoscono,
per come lo chiamano Stato.
Devo ancora avventurarmi per miglia e
miglia,
sono sceso molto più a sud di quanto potessi
immaginare,
posso solo risalire.
Mi sto godendo quel momento di immersione,
dopo il tuffo,
quando non hai ancora bisogno di respirare e riesci
ad aprire gli occhi.
Prima di risalire,
prima di dover startene seduto per ore
mentre i motori spingono al massimo per
staccarti da terra
ricordandoti che non abbiamo radici sotto ai
piedi.
Molte spiagge dove passeggiare,
ore e ore sotto all'ombrellone a leggere e a
cazzeggiare,
cazzi tuoi se te ne stai chiuso in un
palazzone,
ma per oggi l'unica spiaggia che ho in mente è
il Salento,
non c'è un'altra destinazione.
La Luna sommersa.
Il sogno con il delfino,
trovare un euro nella sabbia,
giocarsi il numero del delfino,
il 48 su Bari...
Vincere altre monete e arrivare fino a domani.
L'isola.
Come potevo immaginare che tra quegli ulivi,
tra quelle tarante,
avrei incontrato l'Amore e che l'avrei seguita
fino a Lisbona?
Dove ho imparato a comunicare in
Portoghese,
dove mi sono ricordato della mia voglia
d'Africa,
dove mi si è aperto un altro mondo.
Spesso a Lisbona, standemeno seduto al
miradouro dell'Adamastor,
guardavo vesto Ovest, oltre al ponte, oltre
l'ultima sagoma di Trafaria,
verso quella sottile linea dove l'Atlantico ed
il cielo si fondono,
pensando a quale spiaggia mi aspettasse
dall'altra parte, dopo molta, molta acqua.
Dopo aver lasciato l'Europa e qualsiasi altro
continente,
dopo aver dimenticato anche la terra,
dopo aver perso qualsiasi riferimento.
E pensare che un tempo qualcuno affrontò tutta
quella distanza,
scrisse una rotta e mille e una nuova storia,
oggi faccio parte di uno di quei
capitoli,
l'incrocio tra le avenide è come uno spazio
tra queste righe,
um momento di sospensione.
Quante volte per lasciarsi un problema alle
spalle
è bastato uscire di casa a passeggiare.
Quante volte per cambiare vita è bastato
allontanarsi
di dieci chilometri.
Quante volte ho già cambiato casa.
Quante volte ho passato l'equatore
come se stessi giocando a saltare la
corda.
Ma continuo a ricordarmi da dove vengo,
cos'ero e cosa sognavo. Basta allontanarsi
dalla costa
che il mio paese, il mio Stato,
scompare.
Quelle luci in lontananza sono i ricordi
impressi nella mia mente,
ma tutto il resto svanisce.
Siamo sullo stesso mondo, eppure una
determinata posizione
fa ancora molta differenza, per non parlare
della tua lingua
o peggio ancora di qual è la tua
religione
o quale sarà la tua dichiarazione.
Le divise dei guarda-costa, dei capo-treno,
dei capo-stazione,
le divise dei traghettatori, dei finanzieri,
dei carabinieri,
le ambizioni di intere generazioni, gli
articoli della Costituzione,
il valore di ogni sacrificio e di ogni
impresa,
svanisce tutto dopo quel pontile, ultimo
baluardo,
e là rimane tutto appoggiato, la tavola ancora
imbandita.
Sono in tanti che vogliono ancora mangiare.
Io lascio il mio posto, sono libero di andare
a fare in culo dove mi pare.
Qui in Mozambico c'è un posto che si chiama
Vilankulo,
ecco, forse ci sono, apro una finestra (su
google) e do un'occhiata.
Dobbiamo imparare dalle nuvole a star leggeri,
sorvolare mari e monti, sconfinare senza
pensieri,
cambiare direzione con il vento e non come si
fa in parlamento.
Ma come meravigliarsi di questa razza
umana?
Abbiamo già venduto di tutto piazzandolo
all'asta.
Foto Fares dall'album
e altri album di foto sul Salento.
tanta Storia, strade, piazze, vecchi, bicchieri di vino,
carte da scopa ingiallite, sigarette smarrite, vespe arrugginite,
cani, nipoti, Santi e Patroni, amuleti, scaccia-pensieri,
e mille fantasie innocenti, che bastava una tovaglia al vento in terrazzo
per volare via come con una barca a vela veloce come un razzo.
Da qualsiasi tetto ho sempre procurato guardare lontano,
scrutare l'orizzonte, dominare la vista, vederla tutta la città,
conoscerla davvero. Addentrarsi sempre più.
"Respiro la città
con tutto quello che c'è attorno" ...
Stokka e Madbuddy - Ghettoblaster
La città sa essere più misteriosa di una giungla,
se non sono pareti sono lamiere,
se non sono scantinati sono altri strani posti
che non si capisce come siano diventati abitati.
I nostri paesaggi si trasformano,
lasciate molte necessità primordiali
adesso appare più evidente la nostra ironica follia collettiva
di vivere credendo alle pubblicità
e la nostra grande capacità di distrazione.
"La Vita è tutto ciò che accade
mentre parliamo di altro."
Oscar Wilde
Distrazioni di massa.
Ma oggi non ci sono più difese,
non ci sono muraglie, castelli o altre protezioni.
Oggi la lotta è con la nostra percezione dello stato delle cose.
La fine dello Stato.
Da Nazione a Corporazione.
Stavo nel mezzo di una conversa tra intellettuali mozambicani e portoghesi,
alcuni universitari, due giornalisti e amici. Ad una certa la duscussione
vira su come la cultura Portoghese sia entrata de repente interrompendo
determinati usi e costumi, dal suono e dalla pronuncia di nomi e parole
all'unificazione con la lingua portoghese nell'interesse di costruire una Nazione
e avanzare di qualche posizione nel gioco del Mondo.
Era interessante ma non mi suonava nuovo.
Quei vecchietti simpatici in Salento mica
parlavano in italiano
E manco ti capiscono se non gli parli piano.
È in corso un qualunquismo globale organizzato.
Ci mettono tutti sullo stesso piano,
ma nel piano di chi?
L’identità è già solo un dato registrato.
Ma nonostante le frustrazioni e gli
insuccessi,
io ho ancora bisogno della mia Nazione,
soprattutto rispetto
ad una Corporazione, che pensa solo ai profitti,
e ci pensa un pò troppo.
L’hai sentita quella degli avvocati delle
Multinazionali?
Pronti ad avere nuove leggi per poter
attaccare anche la sovranità delle Nazioni
se interferisce con i loro piani di guadagno e
con le loro ambizioni.
Ma chi gliele ha fatte passare ste proposte?
È per agevolare il mercato giudiziario e
inventarsi casi nuovi?
Oppure è un segnale serio che le
multinazionali
sono così potenti ed influenti da essere pronte a sostituirsi alle Nazioni.
sono così potenti ed influenti da essere pronte a sostituirsi alle Nazioni.
Privatizzare tutto = dare in mano ad un
imprenditore.
Certi diritti e servizi non li voglio affidare
a uno che pensa al guadagno in un’epoca di tagli.
a uno che pensa al guadagno in un’epoca di tagli.
Non ci gioco e non ci scherzo come se fossimo
al Casinò.
Bordello Royale, confusione mondiale.
Ma bluffare non ci porta lontano.
Un popolo che bluffa a poker
Non può molto contro un popolo che gioca a
scacchi.
Vediamo le carte.
Le stelle le vedrai per la botta,
le strisce sulle chiappe è perché cadendo
dalla padella alla brace
sei caduto sulla griglia rovente, deficiente!
No grazie, passo.
Ci vogliono tutti rincoglioniti a reti unificate,
per mescolarci bene come carte.
Suca!
Io mi tengo il mio Stato, anche se a pezzi e impolverato,
mi va bene anche la vecchia versione in bianco e nero, tanto è un classico,
tutto quello che conta sembra dimenticato tra le bancarelle al mercato,
venduto a due soldi alla fiera dell’est.
Si può recuperare ancora molto di quello che eravamo e che avevamo.
Safari da bancarella.
La fine di questo post.
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