giovedì 5 aprile 2018

Cap. 5 - Punto e a capo.


Cap. 5 – Punto e a capo.








Lo spazio tempo è una gelatina in espansa-dispersione 
che sussulta ad ogni minima variazione, basta un colpetto 
e si mette a danzare ondeggiando e ondeggiando in un continuo carnevale. 
Che sia una samba, una cumbia, una marrabenta, 
una kizomba o una semba. 
Un battito di ciglia e già mi ritrovo a fine corsa, 
le onde continuano a susseguirsi lungo le spiagge di tutto il mondo, 
continuando ad erodere quel poco di emerso che c'è su questo pianeta 
e a me, ahimè, tempo scaduto, devo tornare nel mio tropico. 









Son già passati due anni qui tra la sabbia e la polvere del Mozambico, 
il vento tra le palme, i sapori e i colori, il calore che sballa, 
il Sole impietoso, le nottate fresche e sempre animate 
e la realtà senza vergogna della miseria più misera. 









Tre sono le grandi opere che potrei reinterpretare: 
il Decameron, i Miserabili e i Malavoglia; 
tutti rivisitati in chiave moderna e afro-sub-australe. 
Mi auguro davvero di scriverli, con tanto di contratto editoriale. 
Dai cazzo! 









Tornato dal reportage in Gorongosa nelle zone dov'era passato 
il conflitto tra Frelimo e Renamo 
(tra chi comanda da 40 anni e chi vorrebbe comandare), 
gli ultimi giorni sono una corsa fino all'imbarco del volo TAP 
che mi riporta a Lisbona, nel mio regno. 
Non riesco neanche a salutare tutti, mi ero preparato una lista 
di cose da fare, gente da rivedere, debiti da saldare ma zero, 
come sempre è già tanto se ne faccio la metà. 


"Gli uomini fanno progetti e gli Dei sorridono." 
So fuckin real, aggiungerei io. 


Tra questi progetti c'era l'idea di stampare e distribuire le prime 100 copie 
del primo cd del Colectivo imprevisto, 15 tracce 
(prima versione studio, "senza trucco e parrucco") 
per dare un'assaggio della collaborazione nata tra me e alcuni 
degli artisti che ho conosciuto tra Maputo e Beira (MOZ TRIP) 
oltre a facilitare la negoziazione per marcare date nel 2018 tra concerti, 
presentazioni, performance etc. Nada, il grafico c'ha meso un botto 
a ultimare la copertina e altri dettagli, mas por enquanto esta on-line
Buon ascolto! 

> Link Soundcloud < Colectivo imprevisto CD PROMO

https://soundcloud.com/user-392046656 







>> Colectivo imprevisto 
//// Aquecimento da placa <<


Voltar, regressar. Da un lato mi fa anche piacere, 
mi manca la famiglia portoghese e la famiglia italiana. 
Sono stufo di avere allucinazioni di tortellini, cappelletti in brodo, tagliatelle... 
Stanco di stare sempre in prima linea, provato da tutte le avventure 
in cui mi sono calato. Inebriato dai sapori selvaggi, 
dagli orizzonti verdi infiniti e ubriaco di donne e amici, convivi animati 
e feste a prova di vampiro 
(si torna a casa quando il Sole sta già scaldando la pelle, 
gli occhi bruciano e il cervello in pappa supplica il silenzio 
e l'oscurità della camera da letto o il divano nella sala a casa di un amico). 


Il piano iniziale era tornare in Europa a Marzo con l'inizio della primavera 
(per non soffrire l'inverno) ma sembrava che papà non stava proprio bene 
e, non sia mai, meglio che torno già per Natale. 
Le mie valigie sono rimaste da due anni a Lisbona, 
mi auguro di averci lasciato dentro abbastanza roba invernale 
o sono fottuto. E chi se lo ricorda più il freddo? 

A vedere una foto delle pianure nebbiose da dove sono arrivato 
quasi mi viene un attacco di depressione. 
Una volta che gli alberi si spogliano dell'incendio di colori autunnali, 
a scomparire non sono solo le foglie ma anche i colori stessi 
e con loro la voglia di vivere. 

Che schifo, avevo rimosso quel grigiume. 

Nebbie fatate, terre incantate in un continuo ritmo 
di lavora lavora, produci produci, consuma consuma, paga paga paga... 

Per fortuna che mi sono levato dai coglioni anni fa, 
per fortuna che sono andato a farmi un giro, 
grazie Signore Dio, grazie! 




Addirittura fino a Vilanculo... 
Ahaha. 

"Con tutti quelli che mi ci avranno mandato affanculo
alla fine ci sono andato e ho scoperto che è un paradiso, 
è un posto bellissimo." 

Vilanculo. 

Le dune rosse 
e che orizzonti, 
che colori, che splendore. 


Molto più che "un capitolo a parte" 
molto, molto di più. 
Ancora adesso che scrivo a distanza di mesi, 
sono immagini e sapori, condizioni, situazioni, 
che non si sbucciano via facilmente, quella polpa fresca di vita 
devo andare a ripescarmela la dove l'ho lasciata. 









"Lancia il tuo cuore davanti te e corri a raggiungerlo." 
Proverbio arabo. 



Io ho lanciato cuore, speranze, sogni e desideri davanti a me, 
senza manco sapere dove sarebbero atterrati, ma li ho ritrovati 
e ne ho raggiunti molti. Ho colto più di una palla al balzo, 
un carpe diem quotidiano, 
un prendi tutto e non lasciare niente nel piatto. 

Con il 2018 inizia davvero una nuova vita, con nuove sfide, 
un livello più alto e difficile. 

Torno in Italia a riabbracciare le mie origini, 
a ritrovare le mie radici, dove era iniziato il tutto, 
tornando con la soddisfazione di chi può dire: 
"Veni, vidi, vici." Sul serio, sicuramente esagero, 
ho perso anche qualcosa lungo il percorso, 
ma sono soddisfatto di questi due intensissimi anni sotto all'equatore, 
saltando da un lato all'altro del Tropico del Capricorno 
come fosse giocare con la corda in cortile. 

E nel frattempo cos'è successo? 
Ho imparato a conoscere un po' il Mozambico ed il suo popolo, 
ho imparato a vivere anche alla mezza giornata 
e ho vissuto cose che ogni uomo meriterebbe sperimentare. 
Sono un tubetto di colore mezzo spremuto 
ma almeno c'hanno dipinto una bella opera 
e la tela è fatta con un paio di jeans riciclati, 
come le opere di quel matreko di Bias. 








Torno a Maputo di domenica, 
giusto in tempo per un'ultima serata al Nucleo de Arte. 
Arrivai all'aeroporto di Beira che teoricamente mancavano 
5 minuti alla chiusura del check-in e scoprii che invece 
non lo avevano ancora aperto. 
Fantastici, tempistiche africane, le adoro 
essendo un ritardatario cronico. 
Avevo finito i soldi, dovetti chiamare un amico italiano nella capitale, 
concordare un valore non impossibile da restituire calcolando 
che lunedì o martedì al massimo avrei avuto un bel gruzzolo in tasca. 
Il biglietto per Lisbona era già assicurato da un mese, ottimo. 
Arrivato a Maputo contratto come un beduino il prezzo del taxi, 
rapida sosta a casa per lasciare le valigie, 
poi diretto a casa dell'amico che mi presta i soldi 
con cui pago anche il taxi. 







Al Nucleo non mi vedevano da due mesi, festa e tripudio, 
recupero tutto quello che mi ero perso nel frattempo: 
praticamente niente, sempre tutto uguale. 
Mi piace questa cosa del Moz, posso tornarci tra 5 mesi 
come tra 5 anni, non cambia un cazzo. 

Ma cos'e' il Mozambico?

Risposta secca: il Mozambico è un grande paese, 
selvaggio e misterioso, dove la bellezza non ha limiti 
e dove ci si continua a stupire e meravigliare, 
godendo per i colori e i sapori che "il Creatore" 
ci ha messo a disposizione. 


"A Dio piacciono i Caran d'ache." 


Risposta da blogger/pseudo scrittore: 

Il Moz ha un territorio molto esteso, è tre volte l'Italia 
e alterna fasce aride a fasce sempre verdi e umide. 
Spiagge tra le più belle al mondo e un popolo allegro e ospitale.  

I portoghesi arrivarono dopo che già erano passati arabi e indiani, 
ma nessuno aveva interferito tanto nella cultura di queste antiche tribù 
quanto i nostri cugini "occidentali". Vale per i "tuga" 
come anche per noi spaghettari fascisti 
con le campagne in Eritrea, Somalia e il disastro in Etiopia. 

Ancora mi ricordo la strana sensazione a sentirsi etichettati 
come "invasori" in un documentario sui Rastafari e le loro origini africane 
e sulla vita di Haile Selassie, discendente dalla stirpe di Salomone, 
che vide la sua Etiopia invasa da Mussolini. 
Tra l'altro fu la più grande campagna coloniale della storia, 
incredibile... Incredibile che negli anni '30 si era così invasati 
da parlare di "impero" e altre stronzate razziali. 
Hey, meno di cent'anni fa... 

Non vale la pena tornare sui danni della colonizzazione 
ma ammetto che sono ferite profonde che solo tra un 30/50 anni 
saranno forse dimenticate. Ci sono in giro ancora troppi reduci del 
"prima dell'indipendenza" e della stessa lotta di liberazione. 

Quando moriranno tutti e i loro figli invecchieranno, 
le nuove generazioni non saranno neanche minimamente interessate 
a questo passato, sono tutti globalizzati i giovani d'oggi. 

Da un lato meglio così, certe divisioni non aiutano a cooperare 
e lasciano sempre un amarognolo che a volte riaffiora nel palato 
durante una qualsiasi discussione. 
Un termine alla base di un'interessante tertulia culturale 
che ricordo a Maputo è la "deframmentazione della memoria", 
parlando di come i nomi tradizionali fossero stati deturpati e modificati 
per poter essere facilmente registrati e digeriti dal sistema 
organizzativo/burocratico che prese il controllo del paese. 





A livello pratico l'africano del duemila lotta quotidianamente 
e a volte si chiede com'è che sia lasciato ancora in difficoltà 
mentre gli altri se la spassano tra benessere e innovazione tecnologica. 
Non a tutti è ancora chiaro il ruolo che gli è stato deliberatamente affibbiato 
da quelli che mandano, da chi comanda, 
governanti o imprenditori corporativi che siano. 

Quello che avevo studiato sui libri di storia non è storia 
ma pura attualità. 

Si ruba e ci si approfitta delle risorse africane, costantemente. 

Legna, sabbia, petrolio, gas, rubini, diamanti, terra, cibo e, 
purtroppo, esiste ancora la schiavitù. 
Certo, in un numero molto meno elevato rispetto a due secoli fa, 
ma la fila degli oppressori pronti ad approfittare di giovinetti inesperti 
e di ragazze di tutte le età sembra non sfoltirsi mai. 


Tutti sullo stesso barco, nello stesso chapa. 


Quello che accumuna mozambicani, italiani 
e il restante 90% della popolazione mondiale 
sono i problemi che abbiamo da affrontare: 
corruzione, inquinamento, isolamento, 
ignoranza e dispersione. 
L’umanità é unita più che mai 
adesso che abbiamo problemi globali, 
uguali per tutti 
e dobbiamo assolutamente affrontarli.
Mi ha colpito vedere 
quanto potenziale rimane parado, bloccato, 
per falta di aiuto, mancanza di condizioni basiche. 
Non parlo di investimenti milionari, 
parlo di piccole cose 
che non si riescono mai a sistemare. 
A qualcuno fa piacere che la moltitudine rimanga costantemente ignorante e in difficoltà, 
se stessimo tutti bene e felici 
non ci preoccuperemmo minimamente 
di avere qualcuno sopra di noi a dare ordini, 
non avremmo bisogno di assaltare qualcun’altro 
o di invadere il suo spazio per estrarre l’oro 
nascosto sotto ai suoi piedi. 
E invece? Imprese occidentali e orientali 
sono sempre in prima linea per accaparrarsi tutto 
il più rapidamente possibile e “si fottano” 
quelli che vengono sloggiati di casa. 
Raga, palestinesi, curdi, indigeni, aborigeni, 
congolesi, rwandesi, birmani, siriani, 
questi non sono “altri” ma siamo sempre noi, 
umani. E gli interessi in ballo? 
Follia pura legittimata. Capricci.
Per il Moz e per il Mondo: 
ordine, giustizia, riorganizzarsi 
e fare arrivare ovunque acqua, elettricità e dignità. 
Si fottano gli interessi economici, 
quelli non hanno niente a che fare 
con l’equilibrio naturale che permette la Vita 
su questo pianeta. 
Scriviamo regole nuove 
che ci difendano dalla brama di potere 
e dalla costante voglia di fatturare, 
tanto uguale e similare 
alla smania di un drogato di potersi bucare.
Torno in Europa a ricaricare le batterie 
e a vedere cosa si può fare, 
io in Moz ci voglio ritornare. 
Torno in Europa dove ancora si può parlare, 
discutere e manifestare, 
dove se fai opposizione 
non ti vengono a sequestrare o a sparare. 
(Forse)
“Me ne fotto” che l’evoluzione sia esistita o meno, 
che esista adesso! 
Che si dimostri che abbiamo un cervello ed una sensibilità unica nel bel mezzo di uno sconosciuto infinito in una continua espansa-dispersione in cui, in un modo o nell’altro, dobbiamo sempre e comunque trovare un senso e una direzione.



Senza fine, a luta continua!


Racconto della serie "Cose dell'altro Tropico" 
sul blog SosteniamoPereira.org 






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